lunedì 4 aprile 2011

Varese: Arrestate 6 persone, artefici di un’associazione per delinquere finalizzata al falso ed alla truffa

la Compagnia della Guardia di Finanza di Varese, al termine di minuziose indagini di polizia giudiziaria, ha eseguito 6 ordinanze di arresti domiciliari, emesse dalla locale A.G., nei confronti di altrettante persone, organizzatrici di una rilevante manovra truffaldina, realizzata incassando il controvalore di mutui bancari , che, poi, non veniva restituito. I mutui venivano concessi in relazione a compravendite immobiliari, con garanzia ipotecaria sul bene, nelle quali venivano interposti, come acquirenti, soggetti conniventi con gli ideatori della truffa, che fungevano da “prestanome”.
Il prezzo di vendita, indicato nell’atto notarile, veniva notevolmente maggiorato, rispetto a quello reale, anche del doppio ed oltre, con l’utilizzo di false perizie di stima, in modo da far apparire “tutelato”l’interesse patrimoniale degli istituti bancari, che, con l’ipoteca, si sentivano “sicuri”, in quanto , in caso di inadempimento nel rimborso delle rate del prestito accordato, avrebbero potuto introitare il valore del bene immobile, in apparenza ampiamente capiente, vendendolo all’incanto.
I truffatori, una volta “incamerato” il denaro dei mutui, pagavano al venditore il prezzo effettivamente pattuito per la cessione del fabbricato, di molto inferiore, come detto, a quello fatto apparire nel contratto, intascando la differenza, tranne per una parte, dato che, di solito, rimborsavano le prime due rate del mutuo, e, ciò, per evitare un contenzioso immediato con gli istituti di credito, che avrebbe potuto essere d’ostacolo alla continuazione delle attività illecite.
Il progetto criminale veniva realizzato servendosi di un’agenzia immobiliare, condotta da due degli indagati, con uffici nel varesotto ed a Milano, e di una società finanziaria, gestita da un altro degli indagati, che “collazionava i documenti e preparava le pratiche”, per ottenere i mutui dalle banche.
La strategia truffaldina prevedeva, in particolare, i seguenti passi attuati, in successione, con precisa ripartizione dei compiti, da parte dei vari componenti del sodalizio perseguito:
  • ricerca dell’immobile da “acquistare”, per lo più appartamenti di basso valore, ubicati in zone impervie o mal collegate del varesotto, bisognosi, spesso, di radicali lavori di ristrutturazione, messi in vendita dai proprietari, ai quali veniva offerto il prezzo desiderato per la cessione, senza particolari negoziazioni;
  • rintraccio di persone compiacenti, “reclutate”, di solito, tra indigenti (prive, però, di protesti bancari o altri possibili impedimenti alla contrazione di prestiti con le banche), disposte a svolgere la funzione di “prestanomi” nell’acquisto delle unità immobiliari e nella sottoscrizione dei mutui, verso un compenso di 1000, 2000 euro;
  • predisposione di documenti falsi, da consegnare agli apparenti compratori degli immobili e beneficiari dei prestiti bancari, in particolare i seguenti: carta d’identità, codice fiscale, buste paga, dichiarazione dei redditi e del datore di lavoro;
  • preparazione di false perizie di stima, con “valori gonfiati”, dei fabbricati oggetto delle transazioni;
  • richiesta dei mutui bancari, a nome del “virtuale” acquirente, conformi ai valori delle false perizie, più le presunte spese di ristrutturazione;
  • stipula, davanti a notaio, dei contratti di vendita, con indicazione di un prezzo uniformato alla stima falsa;
  • ritiro del controvalore del mutuo, per lo più con assegni circolari, da utilizzare per il pagamento di quanto stabilito con il venditore degli immobili e trattenimento della differenza costituente, in sostanza, il provento della truffa, eccetto la restituzione, come detto, di qualche rata del prestito.
Il meccanismo fraudolento, strutturato nel modo descritto, veniva perpetrato con immobili ubicati nel varesotto; le attività relative alle vendite, ai mutui ed alla false perizie, invece, venivano perfezionate con soggetti operanti fuori provincia, soprattutto nella città di Milano.
Nel complesso, sono state accertati 80 diversi episodi truffaldini, tutti rispondenti al “clichè” illustrato, con un danno, per le banche erogatrici dei mutui, di oltre 5 milioni di euro.
Oltre agli arrestati, sono state coinvolte per la “costruzione” dell’apparato truffaldino, altre 38 persone, conniventi con gli ideatori e promotori del progetto fraudolento, denunciate, queste ultime, a piede libero, alla Procura della Repubblica di Varese.
Le indagini sono state dirette dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Varese, Dott. T. M., mentre i provvedimenti d’arresto sono stati emessi dal GIP del locale Tribunale, Dott. G. B..

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